Con quarant' anni
d'esistenza e
tredici albi, A Filetta è uno dei gruppi maggiori del canto in
Corsica. Composto da 7 voci maschili, questo coro d'una
inaudita creatività perpetua la tradizione orale insulana ed è
anche riconnosciuto per la sua esplorazione d'altri campi
del canto
polifonico, in particolare attraverso la creazione di opere
contemporanee.
Il percorso di A Filetta in tre decenni è ricco di esperienze e
incontri, sia nel campo teatrale che in quello musicale o nelle colonne
sonore o creazioni scenografiche.
Si potrà seguire il percorso di questo singolare gruppo sulla pagina
"cronologia", vedere la sua discografia, leggere le
relazioni dei suoi concerti, le dichiarazioni dei suoi membri,
conoscere
le ultime notizie, vedere foto...
Ma in primo luogo, alcune testimonianze personali di coloro
che sono stati conquistati da questo canto.
E poi, la voce stupenda di Jean-Claude, talvolta carezzante, talvolta aspra, il suo viso deformato dalla passione, sono affascinanti. Ciò che fà anche la magia di A Filetta, è la communione spirituale, emozionale e fisica che unisce i cantanti e che emana di loro.
Questo sito è un modesto tentativo di ringraziarli per questi momenti magichi e di rendere l'ommagio che è dovuto a questo gruppo maggiore che, come ha scritto Gabriel-Xavier Culioli in 1998, "avrà segnato quella fine di secolo e di millenario per la purezza del suo arte".
"Avevo visto sopra un
opusculo che A Filetta si esibiva nella chiesa delle Billettes in
Parigi. Alle 17, ero in fila per entrare nella chiesa. La maggior parte
delle personne chi attendevano non erano corsi. Lo si sentiva e si
vedeva. Dopo qualchi diecina di minute, tutti i posti furono occupati.
I luci si spensero.
E incominciò allora "LA MAGIA A FILETTA..."
Non mi ricordo più i titoli dei canti. Non so altro che la presenza di
quest'emozione chi mentre un'ora e mezzo m'ha strinto. Che non si
sbaglia: la Corsica c'era solo per una parte.
Ciò che ha invaso questo luogo sacro, era veramente una dolce bellezza,
spesso malinconica ma sempre sperante. Le poche parole destinate a
presentare i canti non avevano quello verso aggiunto e artificiale
che avrebbero potuto avere. Il capo del gruppo parlava a noi come a
fratelli, come a sorelle, esprimando quello che c'è di grande nell'
anima
insulare. Niente violenza, niente folklore, ma la certezza di un
destino spesso doloroso ma pieno di promesse.
Mai avevo sentito tali armonie; mai avevo inteso a che punto la
sobrietà può essere portatore del divino. Il gruppo ritornò due volte
tanto fù
grande e spontaneo l'entusiasmo degli ascoltatori. Non ho osato andare
per congratulare o piuttosto per ringraziare i cantanti dopo lo
spettacolo. Più ancora che la gioia, m'avevano confortato nell'idea
che, anche quando tutto sembra difficile, c'è ancora da sperare. Per
tutto ciò, per tutti quelli e quelle chi applaudivano, con lacrime
negli occhi, per questa cultura senza frontiera, senza odio e piena di
fratellanza...
Arrivano in fila, vestiti di colori scuri, Jean, Jean-Claude e Jean-Luc in camicia, Paul, José e Max in pullover. Si installano in semicerchio, di fronte al pubblico, da sinistra a destra Max, José, Jean, Jean-Claude, Jean-Luc e Paul. Jean-Claude dà la nota, ed il primo canto (generalmente Makharia) sorge. E si è immediatamente affascinati dal fervore dei cantanti e dalla bellezza delle voci: voce allo stesso tempo dolce, nasale e rauca di Jean-Claude, voce profonda ed agile di Max, voce dolce e virile di José, voce densa e piena di Jean, voce pastorale di Jean-Luc, voce di miele, calda e avvolgente, di Paul. Nei canti più drammatici, il volto di Jean-Claude è abitato dalla passione. Si trattiene il proprio respiro per concentrarsi sull'ascolto. E 'molto di più che il suono che si considera, è l'umanità, la loro e la nostra, la gioia di appartenere alla stessa comunità: "si di mè" tu sei dei miei. Quando il canto si ferma, è allo stesso tempo una liberazione del respiro ritenuto ed una frustrazione che il brano sia finito. Non ci sono parole per esprimere ciò che sentiamo, bisogno viverlo per capire.
Anne Marie CasanovaIl mio sbarco in Corsica risale al 1983 e, allora, è certo che non c'ero andato spinto dall’attrazione per la musica locale, ma solo perché in quest'isola mare e montagna sono a due passi l’una dell'altra. Entusiasmato dalle meraviglie naturali prodigate dalla montagna insulare, vi sono tornato ogni anno da allora, ma, all'inizio, senza immaginare un momento che la Corsica possa ospitare un arte musicale particolare.
Fù dunque soltanto nel 1988 che questa rivelazione si svolto’, tramite un'iniziazione alla paghjella nella montagna corsa, da un gruppo di cantanti ajaccini (vedi descrizione di questa iniziazione nel mio sito web qui), che mi indicò allora A Filetta come uno dei principali gruppi della regione.
Da questo giorno, non ho avuto di tregua di trovare questi canti straordinari di rugosità e discordanze rauche controllate, per me indissolubilmente legati alla montagna corsa, e abbiamo incominciato, mia moglie ed io, a comperare in maniera massiccia cassette quindi CD dei cantanti locali: I Muvrini in testa all'avviamento, presto abbandonati per A Filetta, che trovavamo un gruppo più originale e più fedele alle tradizioni.
Fù il tempo di "Machja n'Avemu Un'Antra" e di "A'u Visu di Tanti "che davano ritmo alle nostre vacanze in Corsica con le loro arie tradizionali di paghjelle e lamenti (Lamentu di Ghjesu) ed i loro pezzi “stile trovatore” (Terra Brusgiata).
Poi venne il momento della scoperta visiva dei loro spettacoli (vedere Jean-Claude in concerto è sempre un grande momento): il primo a l’Haÿ-les-Roses, in regione parigina, dove vivevamo allora, nel 1992 la produzione di Ab Eternu dove scoprii questo sublime brano, "Sumiglia", quindi altri, più tardi, quando eravamo avvertiti (di rado, tanto questo gruppo è poco pubblicizzato!) per il loro passaggio in Ile-de-France (Palais Royal, Saint-Denis,…).
Dopo questa data, ciascuno dei loro nuovi dischi fu un successo, con una menzione speciale per il loro incontro con Bruno Coulais che fu per me una benedizione: le polifonie particolari, tanto praticate a capella che accompagnate con strumenti, uscite di questa riunione hanno fatto di questo gruppo il più creativo, il più originale e il più commuovente di tutti i gruppi e cantanti corsi, con una capacità senza pari per produrre creazioni meravigliose d'innovazione e d'apertura, pur mantenendo un legame molto forte con le radici ancestrali della polifonia insulare. Ed ecco come un "pinzuto" qualsiasi, ignorante della musica e all’inizio non melomane, è diventato in pochi anni un ammiratore incondizionale della polifonia corsa, interpretata, arricchita e sublimata da A Filetta!
Philippe EvrardNon mi ero mai interessata alla musica. Libri, film e viaggi in Corsica mi bastavano per essere felice. E quindi ho visto in Germania su Arte la pellicola "A Filetta - voce di Corsica" e sono rimasta entusiasmata. In questa musica, ho ritrovato esattamente le mie sentimenti per l'isola di Corsica. La mia famiglia m’ha rigalato qualche CDs ed ho iniziato ad ascoltarli ogni giorno. Mi piaciono le voci del gruppo e la molteplicità dei loro canti.
Ascoltare la musica di A Filetta attentamente suscita sensazioni molto forti; apre il cuore. Ma spiegare l'effetto sarebbe come ridurre uno splendido sorgere di sole alle sue qualità fisiche.
Ho provato di tradurre le parole ed ho cercato informazioni sul gruppo, e sono molto felice di avere trovato "L’Invitu"e Jean-Claude.
Il mio primo incontro personale in concerto con A Filetta ebbe finalmente luogo durante i “18es Rencontres de Chants polyphoniques” a Calvi. Purtroppo, c'era troppo poco A Filetta per me (arrivata soltanto il giovedì, ho mancato "Medea"!), ma è stato un evento indimenticabile.
Spero di rivedere il gruppo nel 2007 in Germania, mi farebbe molto piacere.
Ursula Glöckner
Per
quale mistero persone di origini, di cultura o di orizzonti cosi
diversi
sono tutte così profondamente commosse dal canto di A Filetta?
C'è,
certamente, la bellezza delle voci. Ma altri voci molto belle
possono
lasciare di marmo gli ascoltatori che siamo. C'è il modo di cantare; il
primo aggetivo che viene in mente, è la dolcezza, la
meditazione,
il senso
delle sfumature. Anche nei passaggi “forte”, i cantanti non danno mai
l'impressione di forzare la loro voce o di ricercare una prestazione.
"Dire teneramente cose potenti e
fortemente cose tenere", questa è la lezione data dalle voci georgiane.
Ed
è vero che tutti gli altri gruppi corsi, anche quelli di Balagna che
sono molto
vicini, non lasciano quest'impressione.
C'è la personalità e la forza dell'interpretazione eccezionali di Jean-Claude Acquaviva, che vive intensamente tutto ciò che canta.
C'è
ancora il modo in cui le voci si condividono lo spazio, si mescolano o
si distinguono.
C'è la forza delle melodie e delle armonie dei canti di
creazione, ma anche quando cantano dei canti tradizionali, si considera
una differenza.
Il segreto di A Filetta è forse il suo modo di essere fusionale, è il
fatto
che questo gruppo costituisce un corpo nel quale ogni cantante è attore
del suo
ruolo ma anche di una parte del ruolo degli altri, dove ciascuno si
abbandona al
collettivo pur conservando la propria personalità.
Ciò che caratterizza più il A Filetta, è probabilmente la sua capacità di trasmettere qualcosa di forte.
Non
si sorge indenne da un concerto di A Filetta, si è rafforzato dalla
empatia
che questo gruppo sa creare col pubblico, un senso di comunione, di
generosità,
di condivisione che trasmette.
Sì, questo canto apre il cuore.
Jean-Claude CasanovaUn « filu » di a filetta…
A Filetta
ti aspetta
goccia à goccia
di a so terra
ràdica
cù a so forza
di u prufondu
à la filigrana
ti aspetta
a filetta
È ti canta
A Filetta
voce alzate di a terra (corsa)
di u prufondu
à l’alt’armunia
cù a ricchezza
di purezza
chì ti parla à l’arechja, à a pelle
chì ti tocc’à u fondu di u to core
è ti aspetta…
A
Filetta
chì ti aspetta
corpu interu
in pulifunia
chjama è carezza
rispondenu à u mondu
sin’à l’orizonti
in meludia
chì ti guidà
à a filetta (corsa)
è pè
mai ùn ti
scurdà
di a filetta…
Gerda-Marie Kühn
o :
Eccomi, amici miei : m’eravo giurato à me stessa di offrirvi una recensione di concerto non ordinaria per il nuovo anno terriero, ho tenuto la scommessa !
Francamente, ho esitato un momento, pensando che non mi credereste, così tanto è incredibile, ma quel momento di dubbio ha avuto breve durata dinanzi al fatto completamente avverato che nulla è impossibile, nulla è inconcepibile agli adoratori della sublime felce : tutto può essere in modo pazzesco improbabile e graniticamente reale!!!!
Piccolo ritorno dietro nel 2006!
Il rumore gonfia da qualche tempio come quello che si è svolto un giorno su un eventuale concerto forse possibile di A FILETTA su Orion, asterisco premonitorio appeso al programma (gli iniziati comprenderanno) e si estinsero brutalmente, quasi in modo anonimo. Tuttavia, questo nuovo mormorio annunciando il concerto su Andromede, lo girato e tornato nella mia testa, sento che non debbo prenderlo alla leggera.
La durata del viaggio comanda una totale assunzione dei rischi: benché situata nel nostro gruppo locale, ci sono tra Andromède e la Via Lattea in cui la nostra Terra si nicchia, ci sono, al dire dal telescopio Hubble, quasi 2,9 milioni di anni-luce (890.000 parsecs), cioè circa 27 miliardi di miliardi di chilometri. E’ vertiginoso!
Dal momento che il mio carro si sta muovendo a 500.000 km/ora, è almeno pari a 12 miliardi di anni della mia vita, andare e tornare, di cui si tratta. Nulla a che fare con i salti di pulce consueti di un fan un po'matto (seguite il mio sguardo)! Ma quando si ama, non si conta!!!
E poi, in memoria dell'uomo della mia vita di prima, fan di fantascienza, matto del libro "La Nebulosa di Andromeda", devo fare il percorso verso questa galassia della pace e della tolleranza per vederli ed sentirli cantare in questo luogo del futuro radiante descritto da Ivan EFREMOV.
È forse un segno: quest'anno, sul pianeta Terra, Natale ed Aïd sfiorano per la prima volta da moltissimo tempo, non siamo in grado di sognare meglio che Andromeda per un incontro di condivisione e di speranza.
Sento, lo so, che c'è una necessità imperiosa di fare il viaggio, il così lungo viaggio verso la felicità. È deciso, me ne vado! Non posso, non devrebbe, sotto pretesti inconsistenti, rinunciare a quest'appuntamento tuttavia ancora ipotetico su Andromeda! È come una missione!
In primo luogo, alcune fotografie, per prove del mio giro intergalattico:
La prima, è il manifesto, visto in fretta lasciando la Via Lattea, impiccato ad un oggetto celeste in gravitazione irregolare: ma quale mosca ha dunque punto l'organizzatore del concerto per dimenticare di attaccarne da noi? Si chiama una prova d'amore: non ti dico nulla, e se tu m’ami, potrai trovare infine! E tutti sapete che quello funziona!
A sinistra, la Nebulosa è ancora a 580 parsec del mio astronef che perde colpi ma tuttavia valoroso. Ora so che cosa significa “avere la testa nelle stelle!”
A destra, ci sono soltanto 3 parsec ad attraversare per raggiungere lo spazio di concerto che si svolge proprio lì (seguire la freccia!).
Penetro nel cuore del bello, è indescrivibile, con, come ad ogni volta che vado a vederli, quest'emozione inspiegabile che scollega di tutto e ci trasporta in un altro mondo: lì, in verità, sono questo in questo altrove dove il tempo non ha alcun significato!
Ecco, sono al termine della strada, sulla Nebulosa di Andromeda. La galassia della speranza!!!
Valérie è qui, naturalmente, ritrovamenti, bacini, calore, gioia, come ovunque, come sempre!
Sento una presenza immensa, impossibile da vedere, da quantificare, e non ci sono né fretta, né grida ma un tipo d'attesa fraterna, planante.
Qualcuno mi batte sulla spalla, mi giro: non è un terrestro, quello è sicuro, ma com’è bello!!! "Ci siamo visti a Calvi l'anno scorso", egli mi dice (e se fosse "ella"?), "non si rammenta, Faiz Ali Faiz, Rassegna, Voce Ventu, Julia Sarr..., era bello, no?" Cool Françoise, tutto è normale, tutto va bene! Beh, non lo hai riconosciuto, non è facile, ma vi è stato, questo è certo, perchè ti mostra le foto degli Incontri, e che hai quasi gli stessi a casa!
Qui,
niente luci che si estinguono per annunciare il loro arrivo, allora
arrivano
io non so come, perché non ci sono neppure cortine da superare! Sono
lì ed è
l’unica cosa che conta!
Vedendoli
infine, dopo un viaggio cosi lungo, la loro presenza non mi
sembra incongrua, tanto sono a casa ovunque! Sono posti su una barca di
legno
che galleggia nel vuoto, l'arco magico rituale che formano
immutabilmente è a
posto (Maxime, José, Ceccé, Jean, Jean-Claude, Jean-Luc e Paul),
miliardi di
stelle le circondano come un gioiello scrigno in polvere di diamanti!
Già, non ho voglia di tornare!
Cosa strana (sono nuova in concerto siderale!), ogni spettatore è di fronte a loro, a 5 m circa. Dico bene ciascuno, cioè che, indipendentemente dal posto che si occupa nello spazio, a, dietro, cima, sotto, sono inspiegabilmente di fronte, e nello stesso senso che ciascuno di noi! D'altra parte, hanno microfoni perché il concerto è ritrasmesso in diretta verso altre galassie del gruppo locale ma nessuna traccia di un dispositivo qualunque di sonorisazione! Un ologramme gigante circola in tutte le direzioni per consegnarci il programma e mi sembra improvvisamente essere nel mezzo della Citadelle a Calvi, o altrove, con loro, con voi! Occorrerebbe poca cosa per sentire l'odore della macchia!
Allora,
in un silenzio di fine del mondo,
incendiano l'Universo.
Più delle parole di Jean-Claude, più dell'armonia affascinante delle loro voci e la bellezza dei loro canti, più dei loro corpi che frisgianosi, più della tenera ed allegra complicità che li collega, in questa notte perpetua, quello che mi rovescia come mai, è il brivido che percorre la nostra folla cosmos-polita, il brivido intenso ed incontrollabile che attraversa ciascuno di noi, dipeso dal loro ascolto: a questo momento, sono la lingua universale che dice l'amore, la divisione, il dolore, la rabbia, la gioia, la memoria, la morte, la vita, la speranza, la terra..., ovunque, a tutti, senza mediatore.
Sentire,
considerare, è tradurre. A Filetta o lo esperanto incarnato!
E
quindi, per averlo così spesso detto, ne ho ormai la certezza al cuor
delle
stelle: se cantano, gli angeli hanno la voce di Paul!
Sublime!
Qui, le lagrime che l'emozione genera non colano sulle guance, anzi volano nello spazio in ruscelli innumerevoli, filamenti di felicità liquida, di emozioni salate che progrediscono tra gli oggetti celesti.
E se le tracce guettées dagli astronomi sui pianeti lontani fossero effettivamente le impressioni indestructibles delle nostre gioie polifoniche all'ascolto di A Filetta? Forse un giorno qualcuno riporterà i miei strappi sulla Terra!
Non so più quanto tempo siamo restati così attaccati a loro, ma quando il concerto si è definitivamente fermato, non arriviamo a gettare le amarre. È ovunque e sempre simile!
Sono andata ad abbracciarli, è il mio rituale a me, ed eravamo felici di essere insieme qui! A vederli così radianti nonostante la stanchezza, ho capito che eravamo stati all'altezza della loro offerta tanto sentivano in ogni istante la nostra communione con loro! Momento magico!
Lasciarli sarà sempre uno strappo, un dispiacere di bambino, moderato dalla morbidezza delle gioie vissute, piene della promessa di quelle future!
Ho detto arrivederci al gruppo galattico dei nuovi innamorati incondizionati della Felce: ciascuno di noi sa bene che è un fenomeno contro il quale non si può lottare! A presto, sulla mia terra! Vado, la strada è lunga, ma, magia di A Filetta, sono ubriaca della felicità che mi hanno offerta, che abbiamo divisa, ubriaca e meravigliosamente pacifica.
Penso a questi versi di Antonio Machado:
Maxime,
José, Ceccé, Jean, Jean-Claude, Jean-Luc,
Paul, voi siete i miei api!"
Pace e salute a tutti!!!
Françoise Coulomb, Marsiglia il 21-01-2007
Lo
dichiaro: senza essere còrsa, senza capire la lingua, la pelle d’oca
m’invade
all'ascolto dei loro canti...
Soprattutto durante i 4:10 di "A Paghjella
di l'impicatti", senza dimenticare il dramatico e sublime
"Medea"...
Credo
che tutto sia cominciato con "Il Popolo migratore".
Grazia
a Dio, A Filetta evita la trappola della varietà commerciale. I loro
canti sacri sono un gioiello tragico di purezza.
All'ascolto, i peli
si rizzano!
È grazie alla TV che ho scoperto A
Filetta. Non hanno mai dato concerti nella mia regione, ma tutti i loro
CD sono
sul mio Mac.
Danièle Leroy
Credo che è stato nel 1993.
A caso di una sottoscrizione al centro culturale del Perreux (ciò che dimostra che le sottoscrizioni hanno del buono), assistevo al mio primo concerto di A Filetta.
All'epoca, se le mie origini corse mi rendessero un po'propenso ad ascoltare Antoine Ciosi, Petru Guelfucci o Les Nouvelles polyphonies corses, riconosco che non ero molto fanatico. Mi piacevano queste voci ampie e melodiose, questa rugosità del canto, questa identità affermata, ma qualcosa di indefinibile m’impediva di aderire pienamente a questa musica. Non attendevo dunque nulla eccezionale di questo concerto di A Filetta, oltre al piacere di esservi e quello di ascoltare questi canti risuonare in una chiesa.
E fu la scossa !
Fin dai primi canti, tuttavia molto austeri (era l'epoca di Ab Eternu), avveniva qualcosa.
Le
voci erano lì, erano perfettamente sistemate ed
al unissuono, ma un'emozione
mi legava poco a poco il ventre.
Una specie d'entusiasmo, di comunione fantastica
guadagnava poco a poco tutta l'assistenza.
Al "Ghmerto", una tacca di più era superata. Questo canto, con un ascendente crescendo, permetteva ai cantanti di dare la piena misura del loro talento e di distillare un'emozione straordinaria.
Quindi U Lamentu di Ghjesù, con un'intensità drammatica, una bellezza ed una sincerità sconvolgente. Mio malgrado, le lagrime mi scorrevano sulle guance. Vere lagrime d'emozione pura. Lagrime di felicità. Un brivido mi percorreva tutto il corpo, il fiato corto, in apnea involontaria all'ascolto di questo gioiello.
E già, per finire, Sumiglia. Questa perla, questo capolavoro, che A Filetta continua ad ogni concerto a perfezionare, con una sincerità sempre rinnovata.
Da allora, provo di non mancare alcun concerto che passa a prossimità,
anzi di viaggiare per ritrovare quest'emozione
unica.
Il caso facendo talvolta bene, mi permise di vedere ed intendere Medea messo in scena da Jean-Yves Lazennec al "Printemps des acteurs" di Montpellier, 1997. L'occasione di apprezzare come A Filetta sa prendere rischi, raccogliere sfide e soprattutto guadagnarle.
Quindi altri concerti, di nuove creazioni, più belle le une che le altre. Il Requiem, le collaborazioni con Bruno Coulais, con Sidi Larbi Cherkaoui, con Orlando Forioso, Si di mè, Medea nuovamente....
Incontrare ogni membro del gruppo fu per me anche essenziale. Ciò avrebbe potuto essere un tipo di delusione di fronte a gente chiusa nella propria arte. Al contrario, ho scoperto gente particolarmente umile, sensibile ed appassionata, profondamente umana.
Ed è questa coerenza straordinaria tra ciò che sono e ciò che fanno, tra ciò che creano e ciò che rinviano, tra il controllo delle voci e la bellezza dei canti, tra l'unità del gruppo e la facoltà da condividere ciò che vivono, è tutta questa coerenza che rende completamente magico ed unico i loro concerti.
Pierre Casanova
Mi
chiamo Julien Gay, ho vissuto in Corsica a L'Isula Rossa da l'età
di 5 fino alle 16. Ho avuto la fortuna, a circa 13
anni,
d'incontrare il gruppo A Filetta tramite i frati di S. Giovanni del
convento di Corbara e particolarmente col frate Drago e
Giovan-Battista. I frati m'hanno proposto di venire con loro al Carubbu
a Lumio. In effetti lo gruppo ci aveva proposto d'imparare il
canto polifonico ed ero con loro ! Che belli momenti dove ho molto
imparato con Jean-Claude, Jean, Pierre, Paul...
Nel
cortile della mia scuola media, abbiamo incominciato a cantare in
piccoli gruppi con amici. Abbiamo partecipato al concorso "Valle Voce",
ho avuto la fortuna di cantare come prima parte del concerto del gruppo
in l'Isula Rossa.
Anche se non sono corso, credo che la Corsica sarà sempre il mio
paese. E radicato in mè. Ho imparato molto dal gruppo nella mia
carriera musicale, i loro consigli mi seguitono sempre. Canto ancora
canti corsi, francesi, italiani come amatore.
Abito in
Saint-Brieuc da più di un anno e sto preparando un CD
di canzoni francesi con un autore-compositore locale.
Sono dunque andato a Lorient per vederli cantare. Sono stato, come ad
ogni volta, incollato alla mia sedia quando il gruppo ha incominciato a
cantare ! Avevo voglia di piangere,
perché non avevo più visti loro da 10 anni. Mia
moglie chi connosceva il gruppo solo tramite i miei CD a molto
apprezzato. Anche se penso che per questi canti occorre un'acustica
naturale e niente microfoni !!
Sono stato sorpreso dagli applausi tiepidi del pubblico con sue "bis"
cortesi.Anche le persone accanto a me ne avevamo abbastanza; alla fine hanno detto "ma non faranno "bis" per tutta la notte!" ! Questo mi ha scioccato, ma ci vogliono tutti i tipi per fare un mondo!
Allora sono andato a vedere Valerie e i membri del gruppo. Ho avuto l'impressione d'averci lasciati il giorno prima e quindi la loro accoglienza è stata calorosa !! Mi sono permesso di chiedere loro di cantare una paghjella con loro, che hanno accettato. Ceccè e Jean-Luc hanno cantato con me, ho fatto la siconda sotto gli occhi benevoli di Jean e Paul. Mi hanno fatto un grande piacere !!
Julien Gay
Scoprire la musica corsa per caso.
È senza dubbio il modo migliore per conoscere questa musica
che di
essere affrettata senza preavviso, in questo mondo sonore al fascino
arcaico, incantante e straordinario.
Senza alcuna preparazione e
inconsciamente, sono stata catturata nel vortice di canti corsi e
trasportata da un'onda sonora caricata di emozione.
E in aggiunta, da "A Filetta"!! LO gruppo, con uno dei più carismatici
musicisti che ho mai visto: Jean-Claude Acquaviva ha un ineguagliabile
presenza scenica. Interamente posseduto, immerso nella sua musica,
nel suo mondo sonore - e anche in mezzo al pubblico. Ognuno è
commuovato
dalla sua presenza al più profondo di sé : egli ha un contatto emotivo
e
musicale direttamente con ciascuno dei suoi ascoltatori, pur rimanendo
nel centro del semi-cerchio interno dei cantanti.
Affascinata e commossa, non dimenticherò mai il primo incontro
colle "polifonie corse".
Margarethe
Hlawa
Margarethe
è una giovane musicante ostriaca chi studia il canto corso.
"Quel che si fà di meglio in polifonia". Le Monde de la musique
"Il gruppo ci porta da qualche parte tra i canti liturgici e la sensualità dei madrigali medievali". Télérama
“Nato 25 anni fà in Balagna, A FILETTA è diventata uno dei primi gruppi patrimoniali della tradizzione corsa grazie alla sua tenacità, il suo sapere dalla polifonia corsa et sopratutto il suo rinnovo, la sua apertura del ripertorio insulare ai venti del largo..." Libération
"A Filetta : Pura Meraviglia". Pariscope
"Tutte le tradizioni del Mediterraneo aperto a molte influenze". Musique Hebdo
"Voci di prima del verbo, da mettersi in ginocchio guardando le stelle". Aden
"Il più prestigioso gruppo polifonico corso che raggiunga lo sublime". L'Hebdo
"E uno degli più sontuosi gruppi polifonichi
corsi chi si possa ascoltare...
A FILETTA a saputo, senza mai rinegarsi, aprire quel' arte immemorabile
su altre forme di espressione, in particolare lavorando su colonne
sonore di
film col compositore Bruno Coulais chi a anche co-realizzato
il loro notevole album “Si di mè” (Virgin)".
LE NOUVEL OBSERVATEUR
Marc Robine / Chorus – Les Cahiers de la Chanson
Per prendere contatto direttamente con A Filetta :
Contact A Filetta :
contact.afiletta@gmail.com
Contact scène :
Tél : 06 29 45 31 13
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Ogni anno, da 40 000 a 45 000 persone vengono per ascoltare un concerto di A Filetta. Questi concerti sono annunciati sulla pagina "agenda". È inoltre possibile visitare il sito ufficiale del gruppo.
Ritrova la memoria di alcuni di questi momenti consultando le pagine "concerts" (concerti) in francese :